Un unico pacchetto normativo per integrare le regole europee sulla sostenibilità: tra necessità di chiarezza e il rischio di perdere ambizione. 
Negli ultimi anni, il panorama della sostenibilità in Europa si è arricchito di strumenti normativi ambiziosi, pensati per guidare le imprese verso obiettivi chiari e condivisi: riduzione delle emissioni di gas serra, trasparenza delle azioni ambientali e sociali, responsabilità lungo le filiere globali. Le normative europee sulla sostenibilità sono temi che abbiamo affrontato più volte e che, pur nella loro complessità, rappresentano la spina dorsale dell’impegno europeo per il clima e per il futuro.
L’annuncio recente di Ursula von der Leyen sulla possibilità di accorpare queste normative in un unico pacchetto – l’Omnibus Simplification Package, atteso per febbraio 2025 – segna un punto di svolta. Parliamo di un tentativo di semplificazione che, sulla carta, dovrebbe rendere le regole più chiare e meno onerose per le imprese. Ma dietro questa mossa si nascondono sia opportunità che rischi.
Perché semplificare le normative europee sulla sostenibilità
Semplificare è una necessità reale, non un vezzo. È evidente che la frammentazione attuale crea difficoltà, soprattutto per le piccole e medie imprese, che costituiscono il 99% del tessuto economico europeo. Da un lato, abbiamo una tassonomia che definisce quali attività economiche sono sostenibili dal punto di vista ambientale. Dall’altro, standard di rendicontazione che richiedono alle imprese di misurarsi con dati sulle emissioni, politiche ambientali e sociali. E poi c’è il tema della responsabilità lungo la filiera, che aggiunge un livello di complessità ulteriore.
Questi strumenti sono essenziali per affrontare il cambiamento climatico e costruire un modello di business sostenibile, ma la loro sovrapposizione ha creato difficoltà tangibili per molte realtà imprenditoriali. È evidente che serve una maggiore integrazione e chiarezza.
Un equilibrio da trovare
Il vero nodo è come rendere tutto questo più accessibile senza rinunciare agli obiettivi. La proposta di semplificazione deve evitare di trasformarsi in un arretramento. L’Europa non può permettersi passi indietro su temi come la riduzione delle emissioni di gas serra, il rispetto dei diritti umani nelle filiere globali e la costruzione di un sistema economico sostenibile.
Una regolamentazione efficace non è fatta solo di semplicità, ma anche di ambizione. Dobbiamo ricordare che strumenti come la tassonomia o la rendicontazione ESG non sono un peso, ma un linguaggio comune, un mezzo per allineare imprese, investitori e istituzioni verso lo stesso obiettivo: un modello di sviluppo sostenibile.
Un momento cruciale
Questo momento rappresenta una sfida e un’opportunità. Da una parte, il rischio concreto che un’ondata di semplificazione delle normative europee sulla sostenibilità porti a una riduzione della portata degli strumenti attuali. Dall’altra, la possibilità di rendere le direttive più accessibili, costruendo un contesto in cui ogni impresa possa fare la sua parte senza sentirsi travolta.
La semplificazione non deve essere un sinonimo di compromesso, ma uno strumento per rafforzare la capacità dell’Europa di guidare la transizione climatica e sociale. Non si tratta solo di regolamentare meglio: si tratta di dimostrare che sostenibilità e crescita economica possono davvero andare di pari passo.
L’Europa ha la possibilità di fare scuola. Per questo dobbiamo rimanere vigili, consapevoli che ogni modifica normativa deve essere orientata al futuro e non al passato.
Giulia Devani
				 
					
Verso una semplificazione delle normative europee sulla sostenibilità: opportunità o rischio?
Un unico pacchetto normativo per integrare le regole europee sulla sostenibilità: tra necessità di chiarezza e il rischio di perdere ambizione.
Negli ultimi anni, il panorama della sostenibilità in Europa si è arricchito di strumenti normativi ambiziosi, pensati per guidare le imprese verso obiettivi chiari e condivisi: riduzione delle emissioni di gas serra, trasparenza delle azioni ambientali e sociali, responsabilità lungo le filiere globali. Le normative europee sulla sostenibilità sono temi che abbiamo affrontato più volte e che, pur nella loro complessità, rappresentano la spina dorsale dell’impegno europeo per il clima e per il futuro.
L’annuncio recente di Ursula von der Leyen sulla possibilità di accorpare queste normative in un unico pacchetto – l’Omnibus Simplification Package, atteso per febbraio 2025 – segna un punto di svolta. Parliamo di un tentativo di semplificazione che, sulla carta, dovrebbe rendere le regole più chiare e meno onerose per le imprese. Ma dietro questa mossa si nascondono sia opportunità che rischi.
Perché semplificare le normative europee sulla sostenibilità
Semplificare è una necessità reale, non un vezzo. È evidente che la frammentazione attuale crea difficoltà, soprattutto per le piccole e medie imprese, che costituiscono il 99% del tessuto economico europeo. Da un lato, abbiamo una tassonomia che definisce quali attività economiche sono sostenibili dal punto di vista ambientale. Dall’altro, standard di rendicontazione che richiedono alle imprese di misurarsi con dati sulle emissioni, politiche ambientali e sociali. E poi c’è il tema della responsabilità lungo la filiera, che aggiunge un livello di complessità ulteriore.
Questi strumenti sono essenziali per affrontare il cambiamento climatico e costruire un modello di business sostenibile, ma la loro sovrapposizione ha creato difficoltà tangibili per molte realtà imprenditoriali. È evidente che serve una maggiore integrazione e chiarezza.
Un equilibrio da trovare
Il vero nodo è come rendere tutto questo più accessibile senza rinunciare agli obiettivi. La proposta di semplificazione deve evitare di trasformarsi in un arretramento. L’Europa non può permettersi passi indietro su temi come la riduzione delle emissioni di gas serra, il rispetto dei diritti umani nelle filiere globali e la costruzione di un sistema economico sostenibile.
Una regolamentazione efficace non è fatta solo di semplicità, ma anche di ambizione. Dobbiamo ricordare che strumenti come la tassonomia o la rendicontazione ESG non sono un peso, ma un linguaggio comune, un mezzo per allineare imprese, investitori e istituzioni verso lo stesso obiettivo: un modello di sviluppo sostenibile.
Un momento cruciale
Questo momento rappresenta una sfida e un’opportunità. Da una parte, il rischio concreto che un’ondata di semplificazione delle normative europee sulla sostenibilità porti a una riduzione della portata degli strumenti attuali. Dall’altra, la possibilità di rendere le direttive più accessibili, costruendo un contesto in cui ogni impresa possa fare la sua parte senza sentirsi travolta.
La semplificazione non deve essere un sinonimo di compromesso, ma uno strumento per rafforzare la capacità dell’Europa di guidare la transizione climatica e sociale. Non si tratta solo di regolamentare meglio: si tratta di dimostrare che sostenibilità e crescita economica possono davvero andare di pari passo.
L’Europa ha la possibilità di fare scuola. Per questo dobbiamo rimanere vigili, consapevoli che ogni modifica normativa deve essere orientata al futuro e non al passato.
Giulia Devani
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