Tassonomia verde dell’Unione Europea: una breve guida per orientarsi

02 Agosto 2021
Tassonomia verde, investimenti green per l'Europa

Un tassello fondamentale per rendere l’Europa più sostenibile… anche dal punto di vista finanziario

Cos’è la Tassonomia verde dell’Unione Europea di cui si è sentito tanto parlare? Perché è un passo fondamentale per trasformare in ottica sostenibile la nostra società? E soprattutto, come funziona? Un rapido approfondimento sulla tassonomia europea che entrerà in vigore dal 31 dicembre 2021.

Tassonomia verde, orientare i flussi di capitali verso attività sostenibili

La Tassonomia verde dell’Unione Europea potrebbe essere considerata un glossario della sostenibilità in chiave finanziaria. Si tratta di una classificazione delle attività economiche e degli investimenti che possono essere definiti sostenibili dal punto di vista ambientale. L’obiettivo dietro questo sforzo di definizione è evidente. L’Unione Europea sta cercando di indirizzare i suoi flussi di capitali verso business e servizi più attenti e responsabili nei confronti dell’ambiente, per assicurare una transizione del sistema finanziario che non sia solo di facciata e avvicinarsi sempre di più agli obiettivi di carbon neutrality per il 2050.

Per poter orientare lo sviluppo economico verso un quadro più sostenibile è necessario che le agenzie di rating ESG, i fondi di investimento, i gestori finanziari facciano riferimento a una metodologia condivisa nel selezionare quali imprese sono sostenibili e quali no. E la Tassonomia verde risponde proprio a questa esigenza di uniformità e normazione.

Ma quali sono i criteri per stabilire chi è sostenibile? Dentro a quali limiti occorre muoversi?

Criteri da soddisfare per essere considerati “green”

La Tassonomia europea individua sei diversi obiettivi ambientali:

  • mitigazione del cambiamento climatico
  • adattamento al cambiamento climatico
  • uso sostenibile e tutela delle risorse idriche e marine
  • transizione a una economia circolare
  • controllo e prevenzione dell’inquinamento
  • protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.

Stabiliti questi punti fermi, un’attività economica per ottenere “l’etichetta verde” deve rispondere ad alcuni requisiti.

  • Contribuire in maniera sostanziale ad almeno uno degli obiettivi ambientali.
  • Non impattare in maniera negativa su nessun altro degli altri obiettivi.
  • Rispettare le garanzie sociali minime (seguendo, per esempio, i trattati internazionali sui diritti umani).
  • Rispettare i criteri tecnici stabiliti dalla Commissione Europea attraverso Atti Delegati.

In questa prima fase di elaborazione, la tassonomia, e di conseguenza i criteri tecnici, fanno riferimento ai primi due obiettivi ambientali, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico.

E i criteri tecnici?

Nonostante la normativa sulla Tassonomia per la finanza sostenibile sia in vigore da luglio 2020, manca ancora un aspetto importante: la definizione dei criteri tecnici. I criteri tecnici risponderanno a domande pragmatiche come “qual è il limite massimo di emissioni di CO2 consentito?”. Questo fatidico tassello del puzzle è stato più volte rimandato a causa dell’opposizione di diversi attori. Dai Paesi, preoccupati che i requisiti siano troppo stringenti, alle associazioni ambientaliste, insoddisfatte al contrario dalla morbidezza dei criteri.

Gli scontri principali sono avvenuti sul gas naturale e sul nucleare, inizialmente esclusi dalle bozze di tassonomia ma riguardo ai quali alcuni Paesi, come la Francia ad esempio, hanno protestato fortemente. Settori, invece, osteggiati dagli ambientalisti sono stati l’aviazione e la bioenergia prodotta con la combustione di alberi, entrambi entrati nel draft iniziale. Per il momento gas naturale e nucleare sono rimasti fuori dal primo atto delegato, pubblicato ad aprile insieme alla proposta di direttiva sul reporting di sostenibilità. La decisione, quindi, è stata rimandata.

Tenendo conto che un secondo atto delegato, che riguarderà i 4 obiettivi ambientali per il momento tralasciati, è previsto per il 2022, la strada della Tassonomia verde sembra ancora lunga.

Anche l’aspetto sociale della sostenibilità entra nella normativa

La Commissione europea non si è, però, dimenticata della S nella sigla ESG, ossia l’aspetto sociale. Parallelamente alla definizione della tassonomia verde, l’Europa sta lavorando, attraverso l’organismo Platform on Sustainable Finance, a una bozza di proposta di Social Taxonomy, così da includere nella normativa tutte le variabili di sostenibilità. Questo documento, presentato il 12 luglio e sottoposto a consultazione fino al 27 agosto, dovrà essere adottato dalla Commissione entro il 2021.

La tassonomia social servirà a individuare le attività economiche e gli investimenti che promuovono gli obiettivi sociali. Fondamentale sarà distinguere tra i benefici sociali che una attività genera per sua natura (occupazione, offerta di servizi per il bene comune, aspetti contributivi) da quelli aggiuntivi, come rendere i propri prodotti accessibili a categorie svantaggiate o adoperarsi attivamente per l’inclusione.

I lavori sono in corso, per i risultati dovremo attendere ancora.

Micol Burighel

 

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