Quando il vento soffia contro, bisogna piantare bene i piedi a terra.

Ci sono momenti in cui le scelte diventano test. Momenti in cui i valori dichiarati si misurano con le azioni concrete. E la parità di genere è uno di quei valori che, oggi più che mai, devono tradursi in impegno reale. Non è una moda, né solo un’opportunità tattica, ma un principio fondante di qualsiasi società sana, competitiva e giusta. Eppure, proprio mentre sembrava che il vento della storia soffiasse nella direzione giusta, qualcosa è cambiato.

Negli ultimi anni, molte aziende hanno fatto passi avanti, riconoscendo l’equità di genere come una leva di innovazione e crescita. Ma oggi assistiamo a ripensamenti e frenate, dettati da un clima politico e culturale meno favorevole. Il rischio è che, senza una visione di lungo periodo, si torni indietro.

Un’inversione di marcia che preoccupa

Ci sono segnali che non possiamo ignorare. La crescente ostilità verso le politiche ESG, i tagli ai programmi di diversità e inclusione da parte di grandi aziende e il dibattito politico sempre più polarizzato intorno ai temi dell’uguaglianza stanno creando un contesto incerto. Dagli Stati Uniti all’Europa, la narrativa che vede la parità di genere come un vincolo o una discriminazione al contrario anziché un valore si sta facendo strada. Con effetti anche nel nostro Paese, dove iniziano a verificarsi episodi che rasentano l’assurdità, come la vicenda che ha visto un liceo di Milano vedersi negare dalla dirigenza un incontro sulla violenza di genere perché “manca un contradditorio” e perché si tratterebbe di un tema “che si presta a strumentalizzazioni”. Una posizione che si commenta da sé.

Ma è proprio nei momenti difficili che si vede la solidità di un impegno. La parità di genere non è una concessione, né un trend, ma un principio irrinunciabile. Garantire pari opportunità non è solo una questione di giustizia sociale, ma è un fattore strategico di sviluppo e crescita. Quanto sarebbe più ricca la nostra società, quanto più efficiente, empatica, competente se le donne riuscissero a sviluppare tutto il proprio potenziale, dando il proprio contributo senza dover pensare a difendersi e a far valere i propri diritti?  Competitività, innovazione, tenuta democratica delle istituzioni: gli impatti sarebbero diffusi e trasversali.

Una condizione che si può avverare solo se l’adesione a questo principio è reale e integrata in ogni strategia di sviluppo sociale, aziendale, politica, ecc. Allora sì che diventa più difficile fare marcia indietro sui propri impegni, se questi sono davvero interiorizzati e parte di una cultura condivisa e partecipata.

Dove le disparità sono ancora evidenti

Se qualcuno avesse dubbi sulla necessità di continuare a lottare per la parità, basterebbe guardare ai numeri. Le disuguaglianze di genere sono ovunque, in ogni settore e in ogni paese. Qualche esempio notabile:

Potremmo continuare con altre statistiche prese da settori e ambiti diversi, dall’economia allo spettacolo, dalla salute al linguaggio, e anche lì troveremmo una situazione molto simile. Il punto è chiaro: la strada da fare è ancora lunga, e i progressi non sono mai garantiti.

Un impegno che non può arretrare

Oggi, nella Giornata Internazionale della Donna, è fondamentale ribadire che la parità di genere è un investimento nel futuro. È un valore su cui costruire società più giuste, economie più forti e imprese più innovative. Ed è una responsabilità collettiva: delle istituzioni, delle aziende, della politica e dei media, di ogni attore sociale e di ogni singola persona.

Piantare bene i piedi a terra significa questo: non lasciarsi trascinare indietro dai venti del momento, ma tenere ferma la rotta, dimostrandolo ogni giorno, con scelte coerenti e coraggiose.

Micol Burighel

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