La sostenibilità altro non è che una conseguenza del generare valore facendo impresa. È questo che muove da sempre il vero imprenditore: creare valore per sé, dipendenti, famiglie, territorio, ambiente. Articolo uscito originariamente sul Dorso Economia de Il Monferrato venerdì 3 maggio 2024.
La CSDDD – Corporate Sustainability Due Diligence Directive – è stata appena approvata dal Parlamento Europeo. La Direttiva chiude il pacchetto di misure necessarie a implementare il Green Deal Europeo e fa il paio con la CSRD (ndr: la direttiva sul reporting). La versione che è stata approvata è ridimensionata rispetto alle aspettative e decisioni iniziali, in particolare dopo le pressioni esercitate da alcuni Stati fondatori, come Germania e Italia.
Anche tra ridimensionamenti e ripensamenti, la nuova Direttiva resta un passo importante per ampliare il più possibile la tutela dei diritti umani e il rispetto per l’ambiente, andando a coinvolgere intere catene del valore.
L’effetto cascata
E proprio sulle catene del valore deve ricadere la nostra attenzione. Dalla stretta normativa europea deriverà un effetto cascata che parte dalle grandi aziende per coinvolgere anche le piccole e medie imprese che fanno parte delle filiere. La sostenibilità, così, entra in circolo e l’attenzione agli aspetti ESG si fa davvero capillare e pervasiva.
Tutto questo richiede un cambiamento significativo su più fronti: nel modo in cui le aziende operano e si rapportano con i loro partner commerciali; nei meccanismi di controllo e rendicontazione; nel dialogo con gli stakeholder, interni o esterni che siano. E in ognuno di questi passaggi le attività di comunicazione all’interno delle organizzazioni diventano indispensabili.
Sostenibilità è generare valore
Una premessa però è necessaria, per evitare ogni tipo di fraintendimento. La sostenibilità altro non è che una conseguenza di un altro obiettivo: generare valore facendo impresa. È questo che muove da sempre il vero imprenditore: creare valore per sé, per i propri collaboratori e le loro famiglie, per il territorio e le comunità che ospitano le attività aziendali, sperimentare e innovare, gestire i rischi e, in ultima analisi, generare nuove opportunità.
Ma il valore è generato solo se viene condiviso, fatto vivere nell’esperienza dei nostri interlocutori, alimentando un processo virtuoso e continuo di ascolto, dialogo e scambio. Questi processi qui e ora, nel pieno della transizione sostenibile, non sono più rimandabili. Ecco, allora, che la comunicazione diventa per la sostenibilità come la farina per il pane, da utilizzare in ogni fase del percorso ESG, a maggior ragione in quello iniziale dove si devono fissare gli obiettivi a medio-lungo termine e portare a bordo collaboratori e interlocutori esterni. Formazione – per la diffusione delle competenze – e ingaggio degli stakeholder – per la condivisione di valori e progetti, sono le nuove parole chiave.
In uno scenario in cui il cambiamento è sempre più rapido e repentino, diventa ancora più strategico dedicare tempo, energia e risorse allo sviluppo di competenze non solo tecniche, ma anche gestionali e di networking: per far fronte alle crescenti richieste del legislatore, del sistema creditizio e dei cittadini in termini di sostenibilità, occorre agire, misurare, rendicontare e prevedere.
Sergio Vazzoler
CSDDD, sostenibilità e comunicazione che genera valore
La sostenibilità altro non è che una conseguenza del generare valore facendo impresa. È questo che muove da sempre il vero imprenditore: creare valore per sé, dipendenti, famiglie, territorio, ambiente. Articolo uscito originariamente sul Dorso Economia de Il Monferrato venerdì 3 maggio 2024.
La CSDDD – Corporate Sustainability Due Diligence Directive – è stata appena approvata dal Parlamento Europeo. La Direttiva chiude il pacchetto di misure necessarie a implementare il Green Deal Europeo e fa il paio con la CSRD (ndr: la direttiva sul reporting). La versione che è stata approvata è ridimensionata rispetto alle aspettative e decisioni iniziali, in particolare dopo le pressioni esercitate da alcuni Stati fondatori, come Germania e Italia.
Anche tra ridimensionamenti e ripensamenti, la nuova Direttiva resta un passo importante per ampliare il più possibile la tutela dei diritti umani e il rispetto per l’ambiente, andando a coinvolgere intere catene del valore.
L’effetto cascata
E proprio sulle catene del valore deve ricadere la nostra attenzione. Dalla stretta normativa europea deriverà un effetto cascata che parte dalle grandi aziende per coinvolgere anche le piccole e medie imprese che fanno parte delle filiere. La sostenibilità, così, entra in circolo e l’attenzione agli aspetti ESG si fa davvero capillare e pervasiva.
Tutto questo richiede un cambiamento significativo su più fronti: nel modo in cui le aziende operano e si rapportano con i loro partner commerciali; nei meccanismi di controllo e rendicontazione; nel dialogo con gli stakeholder, interni o esterni che siano. E in ognuno di questi passaggi le attività di comunicazione all’interno delle organizzazioni diventano indispensabili.
Sostenibilità è generare valore
Una premessa però è necessaria, per evitare ogni tipo di fraintendimento. La sostenibilità altro non è che una conseguenza di un altro obiettivo: generare valore facendo impresa. È questo che muove da sempre il vero imprenditore: creare valore per sé, per i propri collaboratori e le loro famiglie, per il territorio e le comunità che ospitano le attività aziendali, sperimentare e innovare, gestire i rischi e, in ultima analisi, generare nuove opportunità.
Ma il valore è generato solo se viene condiviso, fatto vivere nell’esperienza dei nostri interlocutori, alimentando un processo virtuoso e continuo di ascolto, dialogo e scambio. Questi processi qui e ora, nel pieno della transizione sostenibile, non sono più rimandabili. Ecco, allora, che la comunicazione diventa per la sostenibilità come la farina per il pane, da utilizzare in ogni fase del percorso ESG, a maggior ragione in quello iniziale dove si devono fissare gli obiettivi a medio-lungo termine e portare a bordo collaboratori e interlocutori esterni. Formazione – per la diffusione delle competenze – e ingaggio degli stakeholder – per la condivisione di valori e progetti, sono le nuove parole chiave.
In uno scenario in cui il cambiamento è sempre più rapido e repentino, diventa ancora più strategico dedicare tempo, energia e risorse allo sviluppo di competenze non solo tecniche, ma anche gestionali e di networking: per far fronte alle crescenti richieste del legislatore, del sistema creditizio e dei cittadini in termini di sostenibilità, occorre agire, misurare, rendicontare e prevedere.
Sergio Vazzoler
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