Voci dalla Siria: intervista ad Alex Moscetta della Comunità di Sant’Egidio
Le conseguenze di guerra e terremoto tra vittime, profughi, povertà e distruzione e l’importanza dell’attivazione dei corridoi umanitari.
Dopo aver approfondito la questione iraniana con la prima puntata della rubrica Voci, torniamo su un drammatico evento di attualità: il terremoto in Siria. Di questa terra e delle sue persone, ci parla Alex Moscetta, responsabile comunicazione della Comunità di Sant’Egidio, movimento internazionale che si occupa dei più poveri e lavora per la pace.
Qui la sintesi della video-intervista.
La Comunità di Sant’Egidio e il suo intervento in Siria
La Comunità di Sant’Egidio, nata nel 1968 a Roma, è presente oggi in settanta Paesi nel mondo. Le sue missioni principali sono assistere i più poveri e lavorare per la pace e il dialogo attraverso grandi progetti internazionali – che coinvolgono dai senza fissa dimora ai profughi – e trattati di pace, come quello del Mozambico (1992). Aex Moscetta è il responsabile comunicazione della Comunità, per la quale cura le relazioni, il coordinamento delle attività solidali, i rapporti con istituzioni, i donatori, la raccolta fondi e il coinvolgimento delle persone. La Comunità è attiva da anni in Siria e si è occupata nel tempo di creare corridoi umanitari per gestire l’emergenza profughi causata dalla guerra.
La guerra e il terremoto
“La guerra siriana, che continua da 12 anni, è una guerra senza senso, che crea tantissimi profughi, morti e distruzione, miseria e povertà” racconta Alex Moscetta. L’emergenza profughi è una delle problematiche più gravi: le persone scappano dalla guerra, senza speranza, casa, futuro e questo le porta a intraprendere viaggi tremendi nel Mediterraneo per arrivare in Italia e da lì in Europa. Al male della guerra si sono aggiunte da due mesi a questa parte le conseguenze del terremoto che ha colpito Turchia e Siria, tra nuove vittime, dispersi, distruzioni. Le conseguenze ben più gravi le ha vissute proprio la Siria, martoriata da più di dieci anni di guerra.
A questa già drammatica situazione, si aggiungono le conseguenze legate all’embargo alla Russia, che ha rallentato o addirittura bloccato gli aiuti umanitari, centrali per un Paese in questa condizione. Il terremoto non ha solo distrutto ulteriormente il Paese ma ha naturalmente creato anche altri profughi. Tutto questo dimostra un fatto innegabile, spiega Moscetta: eventi come la guerra, la povertà, il terremoto provocano la fuga delle persone dal proprio Paese in cerca di situazioni migliori, attraverso viaggi della speranza che portano a tragedie come quella di Cutro.
I corridoi umanitari, l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio in Siria
Sant’Egidio ha scelto tanti anni fa di avviare i corridoi umanitari, che sono “la risposta sicura, legale, protetta di far arrivare i profughi in Italia e in Europa”, continua Moscetta. Attivare questa soluzione significare dare un visto alle persone e far trovare al loro arrivo accoglienza e percorsi di integrazione (il tutto a costo zero per lo Stato). Soprattutto, significa dare uno stop al traffico di persone che avviene nel Mediterraneo. Dalla Siria tramite i corridoi umanitari sono già arrivate cinquemila persone in maniera sicura e molto integrata nel nostro continente.
La rubrica Voci
Voci è una rubrica di storie, persone e parole senza barriere. Una iniziativa che, al tempo dell’infodemia e del rumore di fondo estremo, si propone di tenere alta l’attenzione su grandi temi sociali, dando voce ai protagonisti che li vivono o li hanno vissuti da vicino.