La mediazione ambientale da oggi è possibile
Anche nell’ambito dei contenziosi che riguardano l’ambiente la mediazione è possibile. Ne è convinta la Camera Arbitrale di Milano, promotore e capofila di un progetto che si propone di diffondere la cultura del dialogo e della partecipazione in materia ambientale, appunto attraverso l’estensione dell’applicazione dell’istituto della mediazione civile ai conflitti ambientali. Progettista e coordinatrice dell’iniziativa è l’avvocato Veronica Dini.
Gli obiettivi generali, come si può leggere sul sito dedicato al progetto, consistono nell’impostare le relazioni tra gli attori territoriali su una base di giustizia e democrazia, grazie al coinvolgimento, contestuale e paritetico, di tutti gli stakeholder, introdurre la mediazione delle controversie in ambito amministrativo e penale, ampliare il settore della mediazione civile ai conflitti ambientali per ridurre il contenzioso, creare e formare nuove figure professionali e riqualificare le professionalità esistenti attraverso l’aggiornamento delle competenze nella green economy.
Nello specifico l’iniziativa si propone di risolvere alcuni conflitti ambientali attraverso soluzioni creative e concrete e ridurre il rischio di interruzione dei lavori nel caso di realizzazione di opere edili e infrastrutturali.
Il progetto verrà attuato attraverso una fase di ricerca multi stakeholders sui temi della mediazione e della tutela ambientale e un articolato programma di informazione, formazione e sensibilizzazione.
Il primo appuntamento si è svolto a inizio gennaio, all’Urban Center del Comune di Milano: un workshop, dedicato ai Comuni, dal titolo “Come gestire i conflitti ambientali: istruzioni per l’uso” al quale ha partecipato, in qualità di relatore, Sergio Vazzoler, partner Amapola.
Nel suo intervento Vazzoler ha messo l’accento sul ruolo della comunicazione nei conflitti ambientali e sulla necessità di avviare una forma nuova di confronto, per superare il ritardo che caratterizza gli approcci di pubbliche amministrazioni, imprese e media. La P.A. è ancora legata alla “sindrome da convegno”, sottovalutando il governo delle relazioni tramite i canali digitali, le imprese trascurano ancora troppo la relazione diretta con le comunità locali, i media si muovono quasi esclusivamente nel solco del sensazionalismo. In questo scenario si consolidano le situazioni bloccate dalla conflittualità tra posizioni opposte, a scapito del cambiamento di orientamento, che può diventare possibile soltanto con più comunicazione, confronto e interazione con chi non ha ancora acquisito gli elementi necessari per una valutazione di merito.
Concluse le fasi di ricerca e formazione, il progetto prevede che vengano individuate alcune controversie, reali e concrete, da sottoporre, in forma sperimentale, a una procedura di mediazione. In ultimo si verificherà l’esito delle mediazioni condotte, oltre che la completezza e l’adeguatezza del modello approntato.