Quanto ne sanno i cittadini del servizio idrico? Il White paper di Laboratorio REF Ricerche con Amapola

22 Mar, 2023

Foto dell'evento di presentazione del primo Rapporto di Sostenibilità di Gruppo Autosped G

Dal costo della bolletta all’uso dell’acqua del rubinetto fino alle ragioni del malcontento, il white paper di REF Ricerche in collaborazione con Amapola fornisce un quadro integrato per individuare percorsi concreti di azione e innovazione.

Conoscenze confuse, scarsa consapevolezza del valore della risorsa, dialogo difficile e anche qualche problema di fiducia. È questo il quadro dipinto dall’ultimo white paper del Laboratorio Ref Ricerche in collaborazione con Amapola, che approfondisce percezioni e valutazioni dei cittadini rispetto al servizio idrico integrato. Una distanza che va compresa e contestualizzata ma soprattutto affrontata attraverso specifici percorsi di coinvolgimento, ascolto e dialogo, a cui sarà dedicata una seconda pubblicazione di approfondimento.

Ma chi è il gestore?

La ricerca rileva una generale mancanza di conoscenze rispetto ad aspetti centrali del servizio. Tra questi, l’identità stessa dell’operatore: meno di un cittadino su due sa chi è il gestore del servizio idrico del proprio territorio, l’11% ammette di non saperlo, il 14% ritiene che si tratti dello Stato, della Regione o della Provincia – soggetti sicuramente errati – e il 30% che si tratti del Comune.

«Nonostante il passaggio del SII dagli enti locali a un ambito professionalizzato – cioè ad aziende industriali – sia un percorso avviato ormai trent’anni fa, tale transizione è ancora faticosamente in corso in alcune regioni» commenta Donato Berardi, direttore del think tank di REF Ricerche. «Le persone non hanno ancora interiorizzato l’uscita dal servizio idrico integrato dalla sfera di influenza della politica e dalla finanza pubblica. Questo aspetto con ogni probabilità si lega al mancato riconoscimento della bolletta idrica come presupposto economico ineludibile di ogni miglioramento del servizio».

Servizi: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Anche la natura dei servizi forniti è percepita in maniera distorta: per un cittadino su sei il gestore si occupa solo della fornitura di acqua potabile e meno di un cittadino su due sa che il gestore si occupa anche di controlli della qualità e della potabilità dell’acqua. Insomma, i cittadini continuano a credere in gran parte che siano soprattutto i servizi che “entrano” ed “escono” dalle case quelli svolti dal gestore – ossia fornitura dell’acqua e fognatura.

Costo e valore del servizio.

Rispetto alla bolletta, quattro intervistati su dieci pensano che sia l’azienda del servizio idrico a decidere in autonomia la tariffa, senza conoscere quindi l’esistenza di un’Autorità di Regolazione nazionale (ARERA). La stessa confusione rispetto alla tariffa e alle sue dinamiche si riscontra in un altro dato: solo il 40% dei cittadini riconosce l’effettivo costo di un metro cubo di acqua, rispetto a un 30% che è completamente fuori strada e un altro 30% che ammette di non avere idea. «Il non sapere chi è il responsabile dei soldi riscossi, dell’uso che di questi si fa, dei servizi inclusi nella tariffa, insieme alla distanza tra prezzo e valore dell’acqua, porta a leggere la bolletta come un balzello da pagare, piuttosto che come il costo della risorsa, del servizio e del parziale ripristino della risorsa stessa» spiega Berardi.

Acqua del rubinetto tra geografia e generazioni.

La diffidenza nei confronti dell’acqua del rubinetto persiste. Circa un cittadino su tre è convinto che la cosiddetta “Acqua del Sindaco” non sia buona. La scelta di consumare acqua del rubinetto pare essere una questione geografica e generazionale. I più giovani, forse sollecitati dalla green revolution di cui sono principali portavoce, sono più sensibili al tema della sostenibilità e la privilegiano: la sceglie il 57% fra i 18 e i 24 anni, rispetto al 47% dichiarato dagli over 64. Differentemente, la quota di coloro che reputano l’acqua del rubinetto di buona qualità varia in modo significativo tra Nord (77%), Centro (70%) e Sud (66%) in modo armonico rispetto al consumo di acqua del rubinetto, denotando così una scelta che è sovente condizionata dalla qualità– presunta o reale – dell’acqua erogata.

Il punto di vista degli addetti ai lavori.

Il white paper di REF Ricerche e Amapola non si limita a delineare e mappare la distanza tra cittadini e servizio idrico, ma mette in dialogo la loro visione del settore con quella più consapevole degli addetti ai lavori attraverso una indagine su due fronti. «L’obiettivo è costruire un ideale punto di contatto tra le due esperienze, evidenziandone prossimità e distanze, per suggerire strategie e percorsi integrati e orientati a una maggiore condivisione» racconta Luca Valpreda, founder di Amapola.

Futuro, qualità del servizio, digitalizzazione, obiettivi di sostenibilità: mettere a confronto le aspettative dei cittadini e la competenza degli esperti – dimensioni a volte allineate, altre volte distanti tra loro – è la premessa necessaria per ricostruire il legame tra il servizio e i suoi stakeholder e orientare così il settore verso politiche più efficaci, sostenibili, condivise.

Pragmatici e dissidenti.

La ricerca individua anche una dimensione di cittadini in “crisi” con il servizio idrico e gli operatori, nell’accezione originale e neutra del termine, ossia nella ricerca di un cambiamento rispetto al passato. Sono i gruppi dei pragmatici (47%) e dei dissidenti (13%): i primi rilevano qualche tipo di insoddisfazione rispetto al SII in maniera consapevole e moderata, i secondi hanno posizioni radicali e ideologiche (“l’acqua non andrebbe pagata”). In totale, il 60% dei rispondenti segnala almeno un motivo di insoddisfazione nei confronti del servizio: di questo gruppo, il 34% indica più di un versante di insoddisfazione.

«Sui cittadini che abbiamo definito pragmatici, è possibile innestare un processo di recupero della fiducia incardinato sul miglioramento del servizio stesso e delle dinamiche relazionali con il gestore» spiega Valpreda. «Ascolto, dialogo, confronto sono ambiti nevralgici e non sacrificabili per chi, occupandosi di un bene comune come la risorsa idrica, è legato a doppio filo ai propri stakeholder. Per questo, il paper prevede una seconda uscita nella quale si analizzeranno, in una sorta di tassonomia del malcontento, i motivi dietro l’insoddisfazione dei cittadini, le risposte emotive dominanti e soprattutto i relativi percorsi di informazione, comunicazione e partecipazione da attivare di volta in volta».

La ricerca integrale è scaricabile qui.

How much do people know about the water service? A Laboratorio REF Ricerche white paper with Amapola

22 Mar, 2023

Foto dell'evento di presentazione del primo Rapporto di Sostenibilità di Gruppo Autosped G

From the cost of bills to the use of tap water and the reasons for consumer discontent, the REF Ricerche white paper in collaboration with Amapola provides a comprehensive picture as a starting point for practical action and innovation.

Confused ideas, little understanding of the value of water, communication difficulties, as well as pockets of mistrust. This is the picture that emerges from the latest white paper from Laboratorio Ref Ricerche in collaboration with Amapola, which examines people’s perceptions and views of the integrated water service. The disconnect needs to be understood and contextualised, but, above all, it requires a response through specific engagement, listening and dialogue initiatives, to be detailed in a second paper.

Who runs the service?

The survey found a general lack of knowledge about the key aspects of the water service. This includes the identity of the provider: fewer than one person in two knows who the water service provider in their area is, 11% admit they don’t know, 14% believe it is a central, regional or provincial government agency – who are certainly not involved – and 30% say it is the local council.

«Although the transfer of the integrated water service from local authorities to professional providers – in other words, to industrial companies – began thirty years ago, it is still proceeding very slowly in some regions,» says Donato Berardi, director of the REF Ricerche think tank. «People have still not realised that the water service is no longer under the influence of politics and state finances. This is probably due to the failure to recognise that the water bill is an inescapable condition for every improvement to the service.»

Services: out of sight, out of mind.

Perception of the nature of the services provided is equally distorted: one person in six believes the provider only supplies drinking water and fewer than one in two knows that the provider also tests water quality and potability. In short, most people continue to think that the services that “enter” and “leave” our homes are those managed by the provider: the water supply and sewage management.

Service cost and value.

As far as the water bill is concerned, four people out of ten think that charges are set by the water company, and are unaware of the existence of the national regulator (ARERA). The confusion over charges emerges in another statistic: only 40% of people know the actual cost of a cubic metre of water, while 30% were completely off the mark and another 30% say they have no idea. «Not knowing who is responsible for the money collected, how it is used, the services covered by the charges, and the gap between the price and the value of water means that people see the water bill as a levy, rather than as the cost of the resource, the service and the partial recovery of the water itself,» explains Berardi.

A geographical and generational issue.

People continue to mistrust tap water. About one person in three is certain that the water supplied to homes is of poor quality. Choosing to use tap water seems to be a geographical and generational question. Younger people, possibly in response to the green revolution of which they are the main standard-bearers, are more sensitive to and prioritise sustainability: 57% of people aged between 18 and 24 choose tap water, compared to 47% of the over-64s. Meanwhile, the percentage of people who say tap water is good varies significantly between northern Italy (77%), central Italy (70%) and the south (66%), consistently with consumption of tap water, indicating that the choice is often conditioned by the quality – presumed or real – of the water supplied to our homes.

The viewpoint of the industry.

Besides highlighting and mapping the disconnect between the man in the street and the water service, the REF Ricerche and Amapola white paper also relates the public view of the sector to the more informed view of the people who work in the industry through a two-pronged survey. «The aim is to establish an ideal point of contact between the two experiences, by highlighting areas of difference and agreement, in order to indicate strategies and programs to foster greater consensus,» says Amapola founder Luca Valpreda.

Future, service quality, digitalisation, sustainability objectives: comparing public expectations with the skills of the experts – spheres that are sometimes aligned, sometimes not – is the necessary premise for rebuilding the link between the service and its stakeholders, so that the industry can move towards policies that are more effective, sustainable and endorsed.

Pragmatists and dissidents.

The survey also identifies an area of people at “crisis point” with the water service and providers, in the original neutral meaning of the term, who are looking for a new approach. These are the pragmatists (47%) and the dissidents (13%): the pragmatists display a moderate and informed degree of dissatisfaction with the integrated water service, the dissidents take radical ideological positions (“we shouldn’t pay for water”). In total, 60% of people interviewed reported at least one reason for dissatisfaction with the service: in this group, 34% named more than one reason for discontent.

«As far as the pragmatists are concerned, a process to regain trust by improving the service and relations with the provider is possible,» explains Valpreda. «Listening, dialogue, discussion are vital areas that cannot be sacrificed for operators who work with a shared resource like water and are inextricably tied to their stakeholders. This is why we are planning a second paper, which will establish a sort of categorisation of the malcontent by analysing the reasons for dissatisfaction, the prevailing emotional responses and, above all, the information, communication and participation initiatives that can gradually be put in place.»

The full survey can be downloaded here.